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      [258] Tutti questi modi e generalmente ciò che può ritenere e ciò che si può attraversare al corso delle parole di colui che ragiona, si vuol fuggire. E se alcuno sarà pigro nel favellare, non si vuole passargli inanzi né prestargli le parole, come che tu ne abbi dovitia et egli difetto; ché molti lo hanno per male, e spetialmente quelli che si persuadono di essere buoni parlatori, perciò che è loro aviso che tu non gli abbi per quello che essi si tengono e che tu gli vogli sovenire nella loro arte medesima; come i mercatanti si recano ad onta che altri proferisca loro denari, quasi eglino non ne abbiano e siano poveri e bisognosi dell’altrui. [259] E sappi che a ciascuno pare di saper ben dire, come che alcuno per modestia lo nieghi. E non so io indovinare donde ciò proceda, che chi meno sa più ragioni: dalla qual cosa (cioè dal troppo favellare) conviene che gli uomini costumati si guardino, e spetialmente poco sapendo, non solo perché egli è gran fatto che alcuno parli molto sanza errar molto, ma perché ancora pare che colui che favella soprastia in un certo modo a coloro che odono, come maestro a’ discepoli; e perciò non istà bene di appropriarsi maggior parte di questa maggioranza, che non ci si conviene: et in tale peccato cadono non pure molti uomini, ma molte nationi favellatrici e seccatrici sì, che guai a quella orecchia che elle assannano. [260] Ma, come il soverchio dire reca fastidio, così reca il soverchio tacere odio, perciò che il tacersi colà, dove gli altri parlano a vicenda, pare un non voler metter su la sua part


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75