e dello scotto, e perché il favellare è uno aprir l’animo tuo a chi t’ode, il tacere per lo contrario pare un volersi dimorare sconosciuto. [261] Per la qual cosa, come que’ popoli che hanno usanza di molto bere alle loro feste e d’inebriarsi soglion cacciare via coloro che non beono, così sono questi così fatti mutoli mal volentieri veduti nelle liete et amichevoli brigate. Adunque piacevol costume è il favellare e lo star cheto ciascuno, quando la volta viene a lui.
XXV [262] Secondo che racconta una molto antica cronica, egli fu già nelle parti della Morea un buono uomo scultore, il quale per la sua chiara fama, sì come io credo, fu chiamato per sopranome «maestro Chiarissimo»; costui, essendo già di anni pieno, distese certo suo trattato et in quello raccolse tutti gli ammaestramenti dell’arte sua, sì come colui che ottimamente gli sapea, dimostrando come misurar si dovessero le membra umane, sì ciascuno da sé, sì l’uno per rispetto all’altro, acciò che convenevolmente fossero infra sé rispondenti. [263] Il qual suo volume egli chiamò Il Regolo, volendo significare che secondo quello si dovessero dirizzare e regolare le statue che per lo innanzi si farebbono per gli altri maestri, come le travi e le pietre e le mura si misurano con esso il regolo. [264] Ma, con ciò sia che il dire è molto più agevol cosa che il fare e l’operare; et, oltre a ciò, la maggior parte degli uomini (massimamente di noi laici et idioti) abbia sempre i sentimenti più presti che lo ’ntelletto, e conseguentemente meglio apprendiamo le cose singolari e gli essempi che le generali et i sillogismi (la qual parola dèe voler dire in più aperto volgare «le ragioni»), perciò, avendo il sopra detto valent’uomo risguardo alla natura degli artefici, male atta agli ammaestramenti generali, e per mostrare anco più chiaramente la sua eccellenza, provedutosi di un fine marmo, con lunga fatica ne formò una statua così regolata in ogni suo membro et in ciascuna sua parte come gli ammaestramenti del suo trattato divisavano: e, come il libro avea nominato, così nominò la statua, pur «Regolo» chiamandola.
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Morea Chiarissimo Il Regolo
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