È chiaro infatti che la legatura poco stretta può impedire al sangue che è nel braccio di tornare al cuore attraverso le vene, ma non che continui ad arrivarne di nuovo alle arterie, perché sono poste sotto le vene, e hanno un tessuto più duro, meno facile da comprimere; e anche perché il sangue che viene dal cuore tende attraverso le arterie ad andare attraverso la mano con una forza maggiore di quella che ha quando torna di là al cuore, nelle vene. E poiché il sangue esce dal braccio attraverso l'incisione fatta in una vena, ci deve essere necessariamente qualche passaggio al di sotto dei legacci, e cioè verso le estremità dell'arto, attraverso cui possa arrivare dalle arterie. Inoltre, egli prova molto bene quel che dice della circolazione del sangue con certe piccole pellicole disposte in diversi punti lungo le vene in modo da non permettergli il passaggio dal centro del corpo alle estremità , ma solo di tornare dalla periferia al cuore; e ancora, con l'esperienza che ci insegna come tutto il sangue contenuto nel corpo possa fuoriuscire in pochissimo tempo da una sola arteria, quand'è recisa, anche se fosse legata strettamente e vicinissimo al cuore, e tagliata tra questo e il legaccio, in modo che non si possa immaginare che il sangue che ne esce venga da una parte diversa.
Ma ci sono molti altri fatti che confermano che la vera causa del movimento del sangue è quella da me indicata. Come, in primo luogo, la differenza che si nota da quello che esce dalle vene e quello che esce dalle arterie, e che non può dipendere se non da questo, che essendosi rarefatto passando per il cuore e quasi distillato, è più sottile, più vivo e più caldo subito dopo esserne uscito, cioè quando è nelle arterie, che non poco prima di entrarvi, ossia quando è nelle vene; se si fa attenzione si osserverà che questa differenza è più visibile vicino al cuore e meno nei punti più distanti.
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