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      Perché i volontari, che potrebbero offrirgli il loro aiuto mossi dalla curiosità o dal desiderio di imparare, oltre che di solito promettono più di quanto non facciano, e si propongono tante belle cose di cui nessuna mai riesce, pretenderebbero senz'altro di essere pagati con la soluzione di qualche problema, o almeno con complimenti e conversazioni inutili, che gli farebbero perdere tanto tempo che ci rimetterebbe. E quanto alle esperienze fatte già da altri, anche quando volessero comunicargliele, cosa che non farebbero mai quelli che le chiamano segreti, sono rese per lo più complicate da tante circostanze o ingredienti superflui, che gli sarebbe assai difficile districarne la verità; si aggiunga che le troverebbe quasi tutte spiegate così male, o addirittura falsate, perché chi le ha eseguite si è sforzato di farle apparire conformi ai suoi princìpi, che se ce ne fosse qualcuna di utile, non potrebbe neppur essa valere il tempo necessario per individuarla. Di modo che se ci fosse un uomo al mondo del quale si sa con certezza ch'è capace di scoprire le cose più grandi e più utili a tutti, e per questo gli altri cercassero con ogni mezzo di aiutarlo a realizzare i suoi progetti, non vedo cosa altro potrebbero fare per lui, se non contribuire alle spese richieste dagli esperimenti necessari, e per il resto impedire che nessuno lo importuni. Ma oltre a non presumere tanto di me da promettere cose straordinarie, e oltre al fatto che non mi compiaccio di pensieri così vani da immaginare che lo Stato debba interessarsi tanto dei miei progetti, non ho neppure l'animo così basso da accettare da chicchessia favori che si possano ritenere immeritati.


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Discorso sul metodo
René Descartes
di
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