Tale è il giudizio che di siffatta istoria pronunciava il chiarissimo ab. Domenico Scinà; e non son perciò da farsi le meraviglie se oggi che lo studio delle patrie cose è in alto onore salito, trovandosi già da più tempo esaurita la prima edizione, sia nato nell’animo di molti il desiderio di averne una seconda. [6] E per appagare appunto coteste brame noi ci siamo determinati a pubblicarla nuovamente colle stampe, comprendendola in un solo volume, ed impiegando ogni attenzione perchè l’eleganza delle forme all’importanza della materia corrispondesse; nè credemmo far opera ingrata a’ leggitori offerendone loro un’Appendice, che servisse di continuazione sino a’ giorni nostri. Ci giova intanto sperare che le nostre cure meritar possano una favorevole accoglienza, e che il gradimento de’ dotti sia per esserci di sprone ad altre somiglievoli imprese.
GLI EDITORI.
[7]PREFAZIONE
Ogni costumato ed onesto cittadino amar deve la sua patria, e la nazione di cui è membro, sagrificarle i suoi talenti e i suoi sudori, e renderla, per quanto da esso si può, più illustre e più conspicua. L’uomo nato in società deve agire a profitto di essa. Colui, che immerso in un ozio vile trascura di adoperarsi ad avvantaggiarla, non sarà che uno insetto nojoso nella vita sociale; e quegli, che invece di cercare i mezzi di renderla migliore, s’occupa ad avvilirla e a distruggerne i pregi, sarà a ragione riconosciuto come snaturato, traditore e misantropo, indegno perciò di vivere fra gli uomini.
Come varî sono i bisogni della nazione e della patria, così varî sono gli oggetti, che si presentano all’uomo nazionale e cittadino, e tutti conducenti a farle sussistere e risplendere.
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Scinà Appendice
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