Lo stile ampolloso di questo scrittore, che sebbene fosse al gusto del passato secolo, non piace ora al palato di coloro che amano nella storia la chiarezza, la semplicità, e la naturalezza, non potea a questi tempi esser grato a’ leggitori, e il ridurlo alla maniera che ora si preferisce, oltra che mi avrebbe apportato una intollerabile fatica, non avrebbe al certo dato al pubblico l’opera di questo scrittore, com’egli la scrisse, ma al più lo scheletro di essa vestito in una nuova foggia. Inoltre essendovi in esso libro molto da aggiungere e da emendare, e dovendosi le addizioni e le correzioni mettere in tante note a piè di pagina, avrebbe ciò apportato una infinita noja a’ leggitori, i quali ad ogni momento sarebbono stati costretti di saltare dal testo alle note, e da queste ritornare a quello. Finalmente, per intralasciare tanti altri motivi, ognun vede come ristucca all’eccesso quella perpetua monotonìa che rinviensi costantemente nell’Auria, dove ad ogni pagina vi si legge: I medesimi vicerè, il medesimo vicerè, il medesimo presidente ec.
Nel formare questa storia cronologica mi sono giovato de’ lumi che mi hanno somministrate le cronache, i giornali, ed i diarî del Paruta, del Rosa, dell’Auria istesso, e del Mongitore, che adornano la biblioteca del senato di Palermo, a’ quali debbo aggiungere quelli del meritevolissimo cavaliere Francesco Maria Emanuele e Gaetani marchese di Villa Bianca, che me li ha generosamente e gentilmente comunicati. Ho anche con infinita fatica svolti i regî archivi della cancelleria, del protonotajo, e della conservatoria, i di cui custodi, i signori Ignazio Majo, Giuseppe Barbici, e Giuseppe Fiore, si sono molto interessati nell’agevolarmi, e ciò a fine di fissare i tempi precisi ne’ quali furono eletti, vennero, e presero possesso del viceregnato, luogotenenza, o presidenza del regno que’ personaggi, de’ quali favello, e per consultare i diplomi, che vo citando.
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