Quel che fa al proposito egli è, che la regina Maria se ne morì, senza lasciar prole, a’ 25 maggio 1402, e che Martino divenuto vedovo, per farsi un erede, l’anno seguente 1403 sposò Bianca, figliuola di Carlo III re di Navarra: principessa adorabile non meno per la sua bellezza, che per le virtù, che a dovizia l’adornavano. Visse fino all’anno 1404 nella più desiderabile armonia con quest’amabile sposa, da cui scrive il Surita (13), che ottenesse un figliuolo, che poco dopo nato finì di vivere. Fu però costretto ad abbandonarla l’anno suddetto chiamato dal padre Martino il vecchio già re di Aragona dopo la morte del fratello Giovanni I, il quale desiderava di abbracciarlo, e di conferire con esso alcuni rilevantissimi affari. Partì adunque a’ 22 di ottobre dello stesso anno, e prima di lasciare la Sicilia dichiarò la sua novella sposa vicaria, governatrice, amministratrice, e procuratrice del regno, concedendole il mero e misto impero non meno ne’ civili, che ne’ criminali affari, con una plenipotenza illimitata, per cui potesse far uso di tutte le rendite del real patrimonio, come le sembrasse più utile, mutare, levare, o creare nuovi uffiziali, e far tutto ciò che potesse fare lo stesso Monarca, approvando quanto ella fosse per ordinare, e comandando a’ castellani, a’ baroni, alle soldatesche, e a tutti gli altri uffiziali militari, civili, e criminali, che ubbidissero alla regina Bianca come se fosse lo stesso re (14). Durò poco questa luogotenenza, giacchè Martino per le novità che tentavano i fuorusciti contro la Sicilia, fu obbligato di ritornarvi nel mese di agosto 1405.
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