Crebbe l’audacia di questo cavaliere, quando arrivò in Sicilia l’infausta notizia della morte del re di Aragona Martino il vecchio, che accadde a 31 di maggio 1410, per cui immaginò, non senza fondamento, che fosse mancata alla regina Bianca ogni autorità, la quale sarebbe tutta secondo le leggi del regno venuta nelle sue mani, come quello ch’era il gran giustiziere della Sicilia.
Sembrava invero che fosse questa principessa decaduta da qualsisia potere, essendosi seccata, colla morte del re mentovato, la fonte da cui se le tramandava, e che questo fosse devoluto al Caprera; impercioccbè le consuetudini del regno trasfondevano in tutti gl’interregni l’autorità di governare nel sacro consiglio, di cui era capo il gran giustiziere. Ma quantunque la regina Bianca fosse senza titolo, era nondimeno amata dalla maggior parte della nazione, la quale bramava che la medesima continuasse a dominare; e dall’altra parte, comunque il diritto del Caprera fosse chiaro, era egli nonostante in esecrazione della maggior parte de’ Siciliani, che ricusavano di ubbidirgli. Fu quindi diviso il regno in due fatali fazioni; l’una sostenuta da Sancio Ruitz de Lihori intendea, che Bianca dovesse proseguire nel vicariato, come se Martino non fosse morto, l’altra credendo mancata ogni giurisdizione in quella principessa sostenea il partito del conte di Modica. Fra questi due opposti sentimenti de’ nazionali cominciarono le ostilità; e il Caprera, che avea le maggiori forze in suo potere, tolse dalle mani della regina non solamente le città e le terre demaniali, ma quelle ancora, che diconsi della camera reginale.
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