Noi la troviamo a 3 di luglio in Randazzo, dove vennero parecchi baroni ad ossequiarla, che trovansi nominati distintamente in una sua lettera scritta alla città di Palermo, a favore della quale accordò di poi una generale quietanza di tutto ciò che si era speso per conto della corona di Aragona, e di lei medesima. Passò di poi in Nicosia, dove chiamò con una circolare de’ 20 dello stesso mese i baroni per assisterla, e convocò un nuovo parlamento in Messina, invitandovi anche con una lettera de’ 24 la contessa di Gulisano. Da Nicosia venne a Taormina, d’onde a’ 23 di agosto scrisse una lettera di doglianza al comune di Genova per ciò che quei cittadini uniti al Caprera aveano operato contro di essa in Siracusa. Da Taormina tornò a Nicosia ad oggetto di soccorrere il castello di Naro assediato dal conte di Modica, e vi [23] chiamò il servizio militare, sebbene non avesse potuto difenderlo, essendo caduto nelle mani di questo barbaro conte, che trattò crudelmente il fedele castellano. Tutti questi fatti si ricavano da’ monumenti, di cui abbiamo le copie autentiche.
Intanto nella valle di Mazara gli affari aveano cambiato di aspetto. In Palermo, dove fin’allora si era sostenuto il partito del Caprera, si cominciò a pensare diversamente. Quei cittadini, o perchè fossero ristucchi e malcontenti dell’alterigia di questo cavaliere, o che si fosse ne’ loro animi eccitato il desiderio comune agli altri Siciliani di avere un proprio re, presero le armi, e tumultuando per la città dichiararono che non voleano più soffrire il giogo della casa reale di Aragona, e ch’era giusto di avere il proprio sovrano, come lo aveano i Catalani.
| |
Randazzo Palermo Aragona Nicosia Messina Gulisano Nicosia Taormina Genova Caprera Siracusa Taormina Nicosia Naro Modica Mazara Palermo Caprera Siciliani Aragona Catalani
|