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      Non erano ignote in Aragona le guerre civili della Sicilia, e siccome non erasi ancor deciso fra’ pretensori alla successione di Martino il vecchio, a chi mai si dovesse dare la preferenza, il parlamento dei regni spagnuoli congregato in Catalogna non era in grado di dare delle provvidenze; molto più che gli ambasciadori spediti dall’assemblea tenutasi a Taormina pretendevano di avere un proprio re indipendente dalla corona di Aragona, e voleano che questi fosse Federico conte di Luna bastardo di Martino il giovane. Era cosa facile, se i parlamentarî di Barcellona non provvedevano alla Sicilia, che i Siciliani, i quali aveano le armi alle mani, profittando della rivoluzione, in cui erano i regni di Valenza e di Aragona per le competenze fra’ concorrenti a quella eredità, si determinassero a scegliersi un sovrano; e già noi abbiamo avvertito che in Palermo si era risoluto di acclamare Nicolò Peralta. Stavano quindi incerti di ciò che dovessero fare, e aspettavano dal vantaggio del tempo che si desse sesto, eletto che fosse il nuovo re, alle vertigini della Sicilia. Erano nonostante spinti a dare qualche provvidenza dal re di Navarra padre della regina Bianca, che dimandava che la sua figliuola fosse liberata dalle insidie del Caprera, e dall’antipapa Benedetto XIII, il quale avea spediti tre nunzî a Barcellona, i quali chiedevano che la principessa Bianca fosse soccorsa, e che fosse conservato il regno di Sicilia, che per le dissensioni dei baroni era vicino alla sua rovina (37). Vessati da queste istanze determinarono per una interina provvidenza di spedire ambasciadori in Sicilia, i quali procurassero colle buone che così il conte di Modica, come coloro che erano del partito della regina Bianca, deponessero le armi, e che cessassero le ostilità, finochè si fosse deciso qual esser dovesse il legittimo erede del morto re di Aragona (38).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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