Trovossi diviso nelle stesse due fazioni il baronaggio, tenendo gli uni il partito della regina, che riconoscevano, malgrado la sentenza datasi a Solanto, come vicaria del regno, e sostenendo gli altri il Caprera, ch’era il gran giustiziere. Non eravi modo di smorzare questo incendio, avvegnachè erano irreconciliabili nemici il Lihori, e il Caprera, che trovavansi alla testa de’ due partiti. Il teatro di questa nuova guerra divenne la città di Palermo, ch’era in potere del conte di Modica, trattone il castello che dopo la partenza della principessa non volle mai sottomettersi, e soffriva dal medesimo l’assedio. Arrivarono colle loro soldatesche presso questa città l’ammiraglio mentovato de Lihori, e Antonio Moncada conte di Adernò, e intimarono al Caprera che levasse l’assedio, e restituisse alla vicaria i castelli e le soldatesche, che avea sotto il suo comando, e andasse in Catania [27] a farle omaggio. Il superbo conte non rispose a questa intimazione in altro modo, se non con quello di schierare le sue truppe in ordine di battaglia fuori le mura di Palermo, addimostrando così, qual conto ei facesse delle loro bravate. Mentre le due osti erano sopra le armi, il Caprera, non si sa per quale affare, dovè rientrare in città. Ne fu avvisato il Lihori da una spia, il quale vi pose in aguato alcune soldatesche. Ritornando il conte al campo fu da queste sorpreso, che lo circondarono, e malgrado gli sforzi ch’ei fece per liberarsi, lo fecero prigione, e lo condussero all’armata della regina (53).
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