Qual fu allora la contentezza del Lihori nel vedersi l’arbitro del suo formidabile nemico, e quale quella della regina Bianca nel trovarsi colla prigionia di un solo restituita nella primiera autorità! L’ammiraglio considerando quanto importasse la custodia di questo prigioniero, nè fidandosi di altri, ordinò che fosse trasportato immediatamente nel fortissimo castello della Motta, ch’era di sua pertinenza, e che fosse ivi colla possibile diligenza guardato. Durò in prigione questo infelice cavaliere fino che fu fatto il re di Aragona, come in appresso racconteremo. Il Surita (54) scrive, che s’è vero quanto lasciò registrato Lorenzo Valla (55), il conte di Modica fu in quella fortezza trattato assai villanamente, e non come meritava un così ragguardevole personaggio, che avea così ben servita la corona di Aragona nella conquista del regno di Sicilia. Il racconto del Valla viene additato dal Fazello (56), e da altri nostri più moderni storici. Nondimeno noi non possiamo indurci a crederlo vero, almeno nelle sue circostanze, e abbiamo delle congetture plausibili per riputarlo un romanzo (57).
Liberatasi la regina Bianca dal Caprera, continuò nell’esercizio di vicaria del regno. Siccome gli aderenti al conte di Modica, trovandosi privi di capo, doveano pensare a casi loro, e sottomettersi al di lei potere, avrebbono dovuto in Sicilia godersi de’ giorni lieti, e ridursi ogni cosa alla primiera tranquillità; ma costoro, malgrado la prigionia del Caprera, più pertinaci di prima, tennero fermo a non volere riconoscere per vicaria questa principessa, e perciò la Sicilia restò involta nelle stesse dissensioni durante quasi tutto l’anno 1412, fino che il nuovo re di Aragona pensò a darvi riparo.
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