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      Rincrescea ai rappresentanti de’ tre regni spagnuoli, che questa contesa si dirimesse con ispargimento di sangue, e per evitare questo flagello della umanità, si accordarono a nominare nove giudici dotti, e di retta coscienza, innanzi ai quali ciascheduno de’ pretensori potesse rappresentare le sue ragioni, e da’ quali, senza ammettersi ulteriore appellazione, si eleggesse colui, che avea maggior diritto a questi regni. Non rechi a veruno meraviglia che il nostro regno, il quale nulla avea da cedere a’ tre delle Spagne, non fosse stato punto considerato, quasi che fosse una pertinenza di quelli. Sono codesti gli effetti delle intestine dissensioni. I nostri baroni in vece di concorrere cogli altri regni alla scelta del nuovo monarca, se ne stavano divisi in fazioni, e tutta la loro occupazione era di distruggersi scambievolmente.
      Gli eletti nove giudici, famosi per dottrina e per santità (58), si chiusero nel castello di Caspe nella provincia di Aragona con proposito di non uscirne, se prima non avessero eletto il successore del re Martino il vecchio, facendosi una legge che fossero necessarî almeno sei voti, perchè fosse legittima l’elezione. Citati i concorrenti, ed udite le ragioni che apportavano, sei de’ giudici di comune consenso si dichiararono a favore dell’infante Ferdinando di Castiglia, a’ quali essendosi uniti gli altri tre, nel dì 28 di luglio 1412 (59), per la bocca di s. Vincenzo Ferrer, ch’era uno de’ giudici, dichiararono il detto principe erede, e successore ne’ contrastati regni (60). Questa elezione fu universalmente applaudita da’ popoli.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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