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      Ferdinando per senno e per virtù era riputato il più gran sovrano di quel secolo, e si era acquistato il nome di Giusto, avendo generosamente ricusata la corona di Castiglia offertagli dagli ordini dello stato alla morte di Arrigo III suo fratello, volendo che fosse coronato il di lui figliuolo, quantunque non avesse che ventidue mesi, di cui fu egli tutore, amministrando a nome del nipote lodevolmente quel regno (61).
      Dopo di aver dati i dovuti ripari a’ regni di Spagna, rivolse Ferdinando l’animo a quello di Sicilia, dove maggiori erano le turbolenze, alle quali per la distanza de’ luoghi non era agevole il rimediare. Oltre le intestine guerre, che aveano turbata questa isola, dava ombra la pace fattasi fra Ladislao re di Napoli, e il pontefice Giovanni XXIII. Si era sottratto il monarca napolitano dall’ubbidienza di Gregorio XII, che avea fin’allora riconosciuto per pontefice, e si era riconciliato con Giovanni, da cui avea ottenuta l’investitura del regno di Sicilia. Ora siccome questo papa avea, [29] come abbiamo osservato nel libro antecedente, delle aderenze in Messina e ne’ suoi contorni, e Ladislao era assai vicino, potea accadere che i Siciliani angustiati dalle continue guerre non s’inducessero ad abbandonare l’Aragona, e a riconoscere per loro sovrano il ridetto principe. In questo stato di cose deliberò il nuovo re Ferdinando di spedire de’ soggetti abili in Sicilia, i quali in compagnia della regina Bianca dassero sesto a questo sconcertato regno.
     
      CAPO I.
      La regina Bianca vicaria del regno.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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