Prega perciò il re ad ordinare che fossero restituiti senza spargimento di sangue i luoghi, che il conte di Modica avea occupati, appartenenti al regio [30] demanio, e conchiude che la libertà di costui potrebbe esser nociva allo stato, poichè non si era nella Sicilia goduta in qualche maniera un’aura di tranquillità, che dal dì in cui il Caprera era stato carcerato.
Malgrado questa forte rimostranza non sapea il re Ferdinando persuadersi che il conte di Modica fosse così reo, come era dipinto, e sospettò che quanto scrivea la regina Bianca era opra di Sancio de Lihori nemico giurato del medesimo. Si confermò in questa sospicione dalle relazioni arrivate alla sua corte da’ partigiani del conte di Modica, le quali portavano che il Lihori, non ostante che già si sapesse il legittimo erede del regno di Sicilia, e di quei di Spagna, continuava a tener viva la guerra, e arrecava danno alle città di Palermo, di Marsala, di Salemi, di Mazara, e agli altri luoghi che si erano mostrati propensi per il suo antagonista. Stando in questo errore si determinò di mandare in Sicilia Ferdinando Guttieres de Vega, que, dice il Surita (66), era un cavallero, de cuya prudencia, e industria el rei hizo major confiança en todas las cosas de mayor importancia, cui ordinò che partisse subito per la sua commissione, e che unito agli altri cercasse colla sua destrezza ed attività di ridurre gli aizzati animi alla bramata pace, e di procurare la libertà del Caprera. Di questi personaggi mandati dal re Ferdinando in Sicilia parla ancora l’autore del Frammento sulla storia di Sicilia stampato dal Muratori (67), ma non ne nomina che tre, e li suppone spediti due anni dopo.
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