Questa loro brama era anche in qualche modo accompagnata dalla necessità. Il re Ladislao di Napoli, che avea ricevuta, come si è detto, da Giovanni XXIII l’investitura del regno di Sicilia, comunque per la guerra che stava sostenendo col suo competitore Luigi di Angiò non fosse in grado di rivolgere per allora i suoi pensieri all’acquisto di questo regno, non perciò l’avea lasciato di mira, e tenea in Messina delle segrete intelligenze. Laonde era da temersi che, se mai questo principe si fosse disbrigato del suo emolo, non piombasse con tutte le sue forze contro la Sicilia, che sotto la condotta di una femmina, e priva di difesa potea agevolmente soccombere. Inoltre sebbene non vi fosse allora frai Siciliani verun dissidio intorno al sovrano che doveano riconoscere, giacchè i Messinesi stessi, che stavano per Ladislao, osservando i disgusti nuovamente nati fra questo re, e il papa ridetto, erano divenuti per accettare per loro monarca Ferdinando il Giusto, furono nondimeno divisi rispetto agli affari di religione, a causa [33] che trovandosi tribolata la chiesa dallo scisma di tre papi, cioè di Giovanni XXIII, di Gregorio XII, e di Benedetto XIII, altri nazionali aderivano ad una Ubbidienza, o sia partito, ed altri ad un’altra. In questo stato di cose lusingavansi eglino, che ottenendo che risedesse nell’isola il proprio re, si sarebbe potuto far fronte a Ladislao, se nulla attentasse contro la Sicilia, e sarebbesi conosciuto da tutta la nazione lo stesso capo della chiesa.
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