Rappresentarono eglino le cagioni della lor venuta, e non potendo nulla sperare per il conte di Luna fecero l’altra istanza, chiedendo uno dei figliuoli del monarca per sovrano di Sicilia, così ricercando i voti della nazione, l’eccellenza del regno, e il pericolo, in cui era, di divenir preda del re di Napoli. Ferdinando avrebbe voluto compiacerli, ma non era possibile di indurvi i Catalani, i quali non avrebbero sofferto questa separazione della Sicilia dalla corona di Aragona. Pur nondimeno per non lasciarli affatto dispiaciuti, promise loro che fra breve avrebbe mandato l’infante Giovanni suo secondogenito per governatore dell’isola (77). Ottenuta questa risposta (78) partirono gli ambasciadori lieti di non avere intieramente perduto il tempo, e si restituirono in Sicilia.
Affrettò la partenza dell’infante Giovanni la morte del re Ladislao senza prole. Diveniva per questa perdita Giovanna II sua sorella l’erede del regno di Napoli. Era questa principessa vedova di Guglielmo duca di Sterlich figliuolo di Leopoldo III duca d’Austria. Tra i concorrenti ad impalmare questa nuova regina fu dal di lei consiglio preferito il mentovato Giovanni duca di Pegnafiel, e Momblanco, e ne furono celebrati gli sponsali in Valenza ai 4 di gennaro 1415. Dovea perciò questo infante partirsi fra breve con quello accompagnamento, che era conveniente a sì gran principe, che andava a ricevere la corona di Napoli, e con un’armata proporzionata per tenere a freno i baroni rivoltati di quel regno, e resistere al duca di Angiò, che contrastava quella corona alla regina Giovanna.
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