Questa però non fu da questo [41] sovrano circoscritta in modo che uno non potesse operare senza l’altro; ma se si trovavano insieme, risolveano gli affari di comune consenso, e se alcuno trovavasi lontano, allora provvedea colui che era presente. Solo si dava la preferenza al più antico, e al più degno nelle sottoscrizioni.
Ma se eglino erano di dispari sentimenti, qual’era allora la determinazione che si prendea? Noi confessiamo d’ignorarlo, e siamo di avviso che il re Alfonso, prevedendo questo caso, abbia voluto in appresso destinarvi tre vicerè, ad oggetto che il maggior numero dei voti potesse risolvere l’affare. Forse nella elezione dei due Ram, e Cardona non v’era questo bisogno. La sperienza che avea negli affari il vescovo di Lerida, la veneranda sua canizie, e la ecclesiastica dignità di cui era decorato, doveano indurre il Cardona a deferire ai di lui saggi pensamenti. Ma poichè questi fu chiamato dal re per altri più premurosi affari, allora al Cardona non uno, ma due vicerè furono uniti, affinchè nel caso che fossero discordanti i loro pensamenti, si risolvesse ciò che i più arbitravano di doversi fare.
In qual mese veramente Domenico Ram vescovo di Lerida fosse stato richiamato dal viceregnato di Sicilia, non può con precisione definirsi, ma è cosa certa che ciò accadde nell’anno 1419; imperciocchè nei dispacci viceregii, che sono nell’uffizio del protonotaro, si osserva sottoscritto insieme col Cardona fino ai 25 di aprile del detto anno, nè comparisce questo vicerè Cardona in compagnia del Velasti, e del Torres che ai 23 del seguente mese di maggio.
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