Termina questa carta con dirsi che nei casi di necessità, o di pubblica utilità del regno possano i vicerè, non ostante la detta restrizione, far uso di quel potere, che si è loro dato nella cedola, ed operare come farebbe il re istesso se fosse presente.
Il primo di questi due aggiunti vicerè, che il Surita (107) chiama Ferdinando Velasquez, noi Velasti, perchè così lo veggiamo sottoscritto nei dispacci, e qualche volta Vasquez, Velaste, e Velasto, fu un uomo famoso nella storia di Spagna, e di Sicilia. Era egli castigliano, e fu uno dei quattro ambasciadori spediti dal re Ferdinando in Sicilia per metter fine alle vertenze fra il conte di Modica Bernardo Caprera, e la regina Bianca sostenuta da Sancio Ruitz de Lihori (108), della quale ambasciata abbiamo di sopra fatta menzione (109), ed era licenziato in legge, cancelliere del re, ed uno dei membri del suo sacro consiglio.
Castigliano del pari era l’altro vicerè Martino de Turribus, come egli si sottoscrive, o de Torres come lo chiamano il Surita, e i nostri scrittori. Questi è detto dal mentovato scrittore degli annali di Spagna un famoso doctor en decretos, ed era stato ancora spedito in Sicilia l’anno 1412 in compagnia del Velasti, e di altri due ragguardevoli soggetti per la causa, che abbiamo additata. Ma fu questi anche adoprato, mentre ritrovavasi vicerè di Sicilia, l’anno 1420 per andare a Napoli con Raimondo de Perellos, e Giovanni Ansalone giudice della gran corte di Sicilia, ad oggetto di soccorrere la regina Giovanna di Napoli assalita da Luigi di Angiò, poichè questa principessa avea adottato per figliuolo il re Alfonso il Magnanimo (110). Ritrovavasi egli ancora nunzio, e collettore apostolico in questo regno.
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