In questo stato arrivò una porzione della flotta aragonese spedita dal re Alfonso in soccorso del fratello, e [48] comandata da Federico de Luna, la quale non essendo bastante a fare isloggiare i nemici, l’infante amò meglio di lasciare nel castello tante delle migliori truppe, quante fossero bastanti a soffrire l’assedio, senza patire la carestia; ed egli intanto imbarcatosi nei primi di agosto, dopo di avere saccheggiati i lidi di Napoli, prese la via di Sicilia, e alla metà del mese istesso arrivò in Messina (137).
All’arrivo di questo principe reale Niccolò Speciale stimò suo dovere il deporre il governo nelle di lui mani; ma l’infante non si trattenne che tre giorni in essa città, ed occupato nell’eseguire i suoi disegni, passò subitamente a Siracusa coll’armata aragonese, dove si fermò, e spedì alcune galee a Catania per provvederla di biscotto, di vino, e di tutto ciò che potesse esserle necessario, ed ai 5 di settembre salpò da quel porto con tutte le navi, e veleggiò verso il suo destino.
Qual mai fosse stato l’oggetto di questo viaggio non è del pari asserito dagli scrittori. Se si ode l’autore del frammento della storia siciliana (138), questi racconta che l’infante Pietro volea portare la guerra direttamente in Affrica, e che perciò rivoltò le prore verso l’isola di Malta, dove si fermò qualche giorno, aspettandovi alcune navi da carico; e ai 10 si pose nuovamente alla vela per conquistare le Gerbe; ma sembrandogli malagevole questa impresa, pensò piuttosto di assalire l’isola di Cerchena, dove sbarcò ai 19 del mese; e sebbene avesse trovata una forte resistenza, non di meno diede a quegli abitanti una rotta considerabile, prese l’isola, e messe in ceppi intorno a tre mila e quattrocento di essi.
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