Ma se è così, dirà forse taluno, perchè non continuò a reggere solo lo Speciale? perchè, io immagino, Alfonso avea in animo di condur seco nella guerra, che meditava di portare nel regno di Napoli, questo uomo illustre, che potea servirgli di consigliere; e perciò prima di eseguire questo suo pensamento, volle dargli un compagno, e poi due, siccome vedremo, acciò questi istruiti dalla sperienza di questo vecchio ministro potessero da sè soli bene amministrare il regno.
Era il Moncada un distinto personaggio in Sicilia; imperocchè oltre l’illustre sua nascita, e i molti feudi che possedeva, era anche insignito delle cospicue cariche di gran cancelliere, e di gran camerlengo di Sicilia: le quali, comunque non fossero nell’aspetto in cui erano sotto i re Normanni, giacchè erano ridotti a puri titoli senza autorità, e senza profitto, non lasciavano nondimeno di essere onorevoli alle famiglie. Il re Alfonso avendolo conosciuto davvicino, qualora si portò in Sicilia, l’ebbe in tanta estimazione, che cambiando di sentimenti, non lo lasciò, siccome avea ideato, al governo del regno, ma volle condurlo seco alla guerra di Napoli, dove ebbe la sventura nella battaglia navale coi Genovesi nell’anno 1435, di correre la stessa sorte del sovrano, restando prigioniero con altri nobili suoi compagni. Scrisse Giovanni Agostino Lingueglia (144), che il nostro Guglielmo si liberò dalla prigionia con un grosso sborzo di denaro, e sulla di lui testimonianza lo asserisce Vincenzo Auria (145). Ma vanno errati l’uno e l’altro; il duca Filippo signore di Milano rilasciò generosamente senza riscatto non solamente il re coi suoi fratelli, ma i nobili prigioni ancora che erano stati presi in quella battaglia.
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