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      Questo cavaliere, che credeasi, come figliuolo di Martino, il legittimo erede del regno di Sicilia, malgrado che fosse stato dal re Ferdinando il Giusto, e da Alfonso trattato onorevolmente, considerando quest’ultimo sovrano, da cui era stato spogliato della carica di grande ammiraglio, per suo nemico, se gli ribellò, e si unì col re di Castiglia, con cui Alfonso era in guerra, e avea tratto al suo partito Ferdinando, e Giovanni Ventimiglia figliuoli del conte di Geraci. Questi dunque irritato dalla fellonìa dei suoi figli, avea scritto piccanti lettere al conte Federico, lagnandosi che li avesse sedotti, e che avesse avuto la temerità di spacciare che la famiglia Ventimiglia fosse del suo partito. Questa contesa per lettere fra il conte de Luna, e Giovanni Ventimiglia durò qualche tempo, e aizzatosi l’animo di Federico, fe’ la braverìa di chiamare a duello questo vicerè, come collo stesso ardire vi avea chiamato prima il re Alfonso. Ma questo savio sovrano, e il prudente conte di Geraci non diedero orecchio, nè risposero all’invito, che questo sconsigliato giovane avea loro fatto.
      Essendosi convenuta una tregua di cinque anni fra il re di Castiglia, e il nostro re Alfonso, questi, cui stava a cuore l’acquisto del regno di Napoli, pensò di ritornare in Italia, e per non dare ombra, dichiarò di voler portare la guerra contro gli Affricani, che disturbavano il commercio dei cristiani colle frequenti loro piraterìe. Avendo perciò ammanita una flotta di ventisei galee, e di molte navi da trasporto, a’ 23 di maggio dell’anno 1432 partì, e andò in Sardegna, affine di passare all’assedio di Tunisi.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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