Stando in Cagliari ebbe avviso da Sicilia che la città di Tropèa era stata assediata, e presa dagli Angioini, e che la guarnigione si era ritirata nel castello, e si sarebbe anche resa, se non era soccorsa fra venti giorni, come avea pattovito il castellano. Cambiata adunque direzione, partì subito per la Sicilia, e arrivato in Palermo vi si trattenne solo due ore per prendere a bordo il vicerè conte di Geraci, valente e sperimentato capitano, con cui veleggiò verso Tropèa, dove, sebbene fosse giunto l’ultimo giorno dell’accordata tregua, ebbe il dispiacere di vedere sotto i suoi occhi rendersi quella fortezza, qualunque ne fosse stata la cagione, o che egli non avesse tosto potuto sbarcare le truppe, o che il Roda, che era il castellano, siesi affrettato di consegnare il castello, per ricuperare i figliuoli, che dati avea per ostaggi (148). Venne indi Alfonso a Messina, e accresciuta la sua armata, che già consistea nelle mentovate ventitrè galee già dette, in ventitrè navi da trasporto, e in sessanta altri legni, e preparati i viveri, e le macchine da guerra, sul principio di agosto, conducendo lo stesso Giovanni Ventimiglia, levò le ancore, e indirizzò le prore verso l’isola delle Gerbe, dove pervenne ai 15 dello stesso mese (149).
[52] L’esito di questa guerra non fu così prospero, come si dovea sperare; non già che le truppe siciliane e aragonesi avessero mancato di coraggio; elleno, alla testa delle quali era il nostro Giovanni Ventimiglia, aveano respinti i Mori dal ponte di pietra, che univa l’isola colla terra ferma, e sconfitto, costretto a fuggire, e obbligato a cercar la pace Boferio re di Tunisi, che con una poderosa armata era venuto in soccorso di quella assediata piazza; ma perchè il magnanimo Alfonso, contro il parere del Ventimiglia, e fidando troppo nel valore dei suoi, cadde in due errori che l’obbligarono a rimbarcarsi, e a ritornare in Sicilia; giacchè dietro alla prima sconfitta data a quei barbari, non fe’ diroccare il ponte come dovea, per togliere ogni comunicazione alla piazza colla terra ferma, e nella seconda battaglia, in cui conquise i Mori, accordò a Boferio una tregua, fino che fosse conchiuso il trattato di pace.
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