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      Resse Pietro la nostra isola non più che un mese e pochi giorni, nei quali, oltre di dare le provvidenze necessarie al buon regolamento della medesima, facea i preparativi di soldatesche, e di attrezzi militari, e di viveri, per portarsi a Gaeta. Questa fortezza era difesa con coraggio da Francesco Spinola, e da Ottolino lo Zoppo, che vi comandavano, e con pari valore era assediata dal re Alfonso, e dai suoi collegati baroni del regno di Napoli. Sollecitava perciò questo principe, cui stava a cuore d’imposessarsene, il fratello in Messina, affinchè andassevi prestamente, potendo il suo arrivo conferire a farla rendere. Ma per ammanire ogni cosa era d’uopo di qualche tempo, e perciò non potè Pietro così diviato partire. Si proseguiva nondimeno l’assedio violentemente, e crescendo di giorno in giorno la carestia in quella piazza, avvegnachè neppure i Genovesi per i contrarii venti vi recavano viveri, furono costretti gli assediati a promettere di rendersi tre giorni dopo, che si fosse saputo, che era arrivata a Genova la notizia dello stato infelice in cui si ritrovavano (161): condizione, che ricusò di accordare il re Alfonso.
      Mentre adunque Ottolino venuto al campo del re procurava di ottenere i più onorifici patti per le milizie, e i cittadini, arrivò coll’armata, e le provigioni da guerra, e da bocca l’infante Pietro, la di cui venuta dovea atterrire gli abitanti; ma questi, che non aveano avuta veruna parte nella determinazione presa da Ottolino, nè intendeano di rendersi, fecero una così grande difesa, che assaliti da tutte le parti per mare, e per terra respinsero sempre i nemici, ed obbligarono il re Alfonso, per non sagrificare tanta gente, a far sonare la ritirata, e a cambiare in blocco l’assedio da tanti mesi fatto.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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