Tutto ciò avvenne nel mese di novembre, o nel dicembre seguente dello stesso anno 1435, siccome rilevasi dal giornalista suddetto, che lo racconta dopo di avere riferita la carestia che la città di Capua soffrì in novembre, e i mezzi adoprati dall’accorto conte Giovanni marchese di Geraci, che vi comandava, per allontanare il nemico, ed introdurre viveri in quella città.
Prosegue a dirci lo stesso giornalista, che l’infante Pietro rallegratosi grandemente di queste liete notizie partì subito con undici galee, e andò ad Ischia, non sappiamo se a fine di cominciare l’impresa della conquista del regno di Napoli, come a questi piace, o per passare tosto a Porto Venere per unirsi al re Alfonso suo fratello, come abbiamo detto di trovare registrato presso il Fazio. Che che sia di ciò, l’infante Pietro trovandosi in quella isola non tralasciò di fare delle pratiche con alcuni aderenti alla casa di Aragona, e di assicurarli che stando eglino costanti nel [60] partito che preso aveano, fra breve si sarebbono liberati da qualsisia pericolo. Mentre egli faceva queste diligenze, seppe che in Gaeta era entrata la peste, e che gli Angioini per timore di essa aveano abbandonata quella città, dove era anche morto attaccato da questo male Lancellotto Agnese gentiluomo napolitano, che vi governava. Perciò rendendosegli agevole, giacchè i nemici erano scappati, l’acquisto di quella gran fortezza, al quale per altro era invitato da coloro de’ Gaetani, i quali erano rimasti affezionati al re Alfonso, pensò che fosse necessario di dimettere ogni altro pensiero, e di assicurarsene subito; e perciò levate le ancore andossene alla ridetta città, che per mezzo degli amici che vi avea, e senza sfoderare la spada, occupò il dì di Natale 1435 (184).
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