Questo era un secondo colpo dato alla corte di Roma dietro al primo, che avea ricevuto nella ventesima prima sessione tenuta a’ 9 di giugno 1435, per cui malgrado gli sforzi de’ legati di Eugenio IV erano abolite le annate. Restava questo papa scorucciato nel vedersi così tarpate le ali dell’usurpata assoluta autorità; ma quando poi seppe che nella sessione ventesimasesta, che fu tenuta a’ 26 di luglio 1437, era egli citato a portarsi a Basilea per render conto della sua condotta, e colla minaccia di esser deposto se non ubbidiva, non seppe raffrenarsi, e con sua bolla sciolse il concilio, e lo trasferì a Ferrara. Non fecero alcun conto i padri del concilio nè della bolla di dissoluzione, nè di quella che intimava un nuovo concilio a Ferrara; ma proseguendo le loro sessioni, nella trentesimaquarta sessione dei 25 di giugno 1439 deposero Eugenio IV dal pontificato, e nella trentesimanona tenuta ai 17 di novembre dello stesso anno elessero il nuovo pontefice, che fu Amedeo duca di Savoja che prese il nome di Felice V.
Ora in queste differenze, che erano fra il papa Eugenio IV e i padri del concilio di Basilea, le potenze europee erano anche divise fra di loro, giacchè alcune sostenevano i diritti del mentovato pontefice, ed altre teneano il partito del concilio basileense. Alfonso che trovavasi malcontento di Eugenio IV, perchè nella guerra di Napoli questo papa si era dichiarato a favore di Renato di Angiò, e avea destinato Giovanni Vitelleschi patriarca di Aquileia, cattivo e scandaloso prelato, ma che avea fama di ottimo capitano, acciò con tre mila cavalli, ed altrettanti fanti passasse nel regno di Napoli al soccorso della regina Elisabetta moglie di Renato, proteggette le determinazioni dei padri del concilio di Basilea; e perciò ordinò che in Sicilia fossero osservati i decreti di quella adunanza.
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