Di quest’ultimo si è parlato abbastanza nei capi XI e XII di questo libro; diciamo ora un motto del primo. La famiglia Centelles, o come altri la chiamano, Centeglios, fu famiglia catalana antichissima e nobilissima, di cui parlano con molta riputazione gli scrittori spagnuoli. Vuolsi che da Catalogna molti di questa schiatta sieno passati in Sicilia. Il Surita (197) mentova un certo Gilberto Centelles, che era generale della cavalleria in Majorca, il quale l’anno 1394 passò in Sicilia in soccorso del re Martino d’Aragona. Racconta poi all’anno 1415 che un Gilberto de Centelles si casò con donna Costanza Ventimiglia unica figliuola, ed erede di Antonio Ventimiglia conte di Golisano, che era già morto (198). Questi certamente fu quello che piantò la razza Centelles in Sicilia. Non è punto inverisimile, che egli stesso nell’anno 1440, cioè venticinque anni dopo il contratto matrimonio, sia stato promosso col Platamone alla sublime carica di vicerè di Sicilia.
Breve fu l’amministrazione, come ora diremo, di questi due viceregi. Nello spazio di tempo in cui governarono, null’altro di singolare noi crediamo che debba rammentarsi, che la loro prammatica intorno ai notari, e al loro salario pubblicata in Palermo ai 23 di novembre 1440. Nasceano alla giornata delle controversie coi notari intorno al pagamento delle scritture, che deve da litiganti ad essi farsi, i quali pretendeano un maggior prezzo per le medesime di quello che si volea lor pagare, e quindi continuamente erano vessati i tribunali per istabilire la tassa degli atti notariali.
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