Del resto l’atto di elezione, che noi in appresso rapporteremo, di Lopes Ximenes de Urrea fatta l’anno 1445, in cui si dice, che rimosso Ximenes de Urrea per altri affari, viene eletto al vacante viceregnato Lopes Ximenes de Urrea, ci fa chiaramente vedere la verità di quanto asseriamo. Noi dunque seguendo le pedate dei due suddetti cronologi, ed assicurati dalle carte viceregie che sieno stati diversi, li distingueremo, e favelleremo in questo capo dell’uno e dell’altro.
Ximen, o, come altri lo chiamano, Scimen de Urrea, successe dunque al Perellos nel governo della Sicilia l’anno 1443, come costa dai registri dei nostri regî archivî (215); ma vi durò poco tempo, giacchè, come in appresso osserveremo, avendolo il re Alfonso richiamato l’anno 1445 per spedirlo altrove per altri rilevanti affari, depose il governo.
Sotto questo vicerè furono rivocati tutti gli ordini del re emanati a favore del concilio di Basilea, e contro il pontefice Eugenio IV. Questo papa non così per sostenere Renato di Angiò, cui avea accordata l’investitura del regno di Napoli, che per vendicarsi del re Alfonso per l’approvazione data alle costituzioni del concilio di Basilea, alla deposizione di esso dal pontificato, e all’elezione di Felice V fatta nell’anno 1439, si era fitto in capo di frastornargli l’acquisto del regno di Napoli, e di spogliarlo, s’era possibile, dei regni di Sicilia e di Sardegna. Avea perciò nel mese di aprile 1441 fatta lega con Tommaso Campofregoso Doge di Genova, per cui si obbigava nello spazio di un mese di mettere in piedi un esercito, che fosse almeno di quattro mila soldati da cavallo, e di mille e cinquecento fanti, con cui sarebbe entrato nel regno di Napoli a far la guerra ad Alfonso, e la repubblica dal suo canto si compromettea di allestire una flotta di dodici [67] galee, di quattro navi grosse, e di altri legni piccoli, in cui vi fossero ducento uomini di armi, e tutte le macchine necessarie alle battaglie; e se questa non fosse bastante, di accrescerla, sino che fosse creduta atta all’uopo.
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