Fedele Alfonso alle sue promesse non [68] solamente si preparò a far la guerra allo Sforza, ma richiamò subito da Basilea i vescovi dei suoi regni, e nello stesso anno 1443 in Gaeta ai 20 di giugno sottoscrisse una circolare per tutti i suoi stati, nella quale dichiarò che sulle prime avea aderito al concilio di Basilea, perchè credea che fosse un’assemblea la quale rappresentasse la chiesa di Dio destinata a riformare tutti gli abusi che erano in essa nati; ma che poi si era accorto, che molte disposizioni date da quel concilio non tendevano a riformare la chiesa, ma piuttosto a turbarla; e perciò era divenuto neutrale, aspettando l’esito di quell’adunanza, per poi esaminare se i decreti fossero per essere indiritti al bene del cristianesimo. Svanite di poi le tenebre, e comparsa la verità nel suo chiaro lume, dopo un maturo esame rilevato avea che Eugenio IV era l’unico, e legittimo pontefice cui doveano i fedeli ubbidire, come al capo supremo della chiesa. Quindi rivocando tutti gli antecedenti decreti promulgati, affinchè l’adunanza di Basilea fosse riconosciuta come sinodo universale, quasi che non fossero punto emanati, comanda che tutti i suoi sudditi ubbidissero ad Eugenio, e a lui ricorressero in ogni occasione. Questo diploma che noi abbiamo osservato in un codice dell’archivio del venerabile monistero di S. Martino delle Scale intitolato: Registro dei privilegi, fu promulgato dal vicerè Ximenes de Urrea in Palermo sotto i 27 dello stesso mese, ed anno. Ecco come la ragion politica, facendo servire ai suoi fini la sacrosanta religione, fe’ cambiare i sentimenti di quel principe.
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