Fu tosto avvisato Lupo Ximenes de Urrea nostro vicerè del pericolo in cui erano Siracusa, e le navi reali. Laonde diviato si partì da Palermo con una numerosa cavalleria, sforzando la marcia per volare al soccorso. Mentre questi si affrettava di arrivare sollecitamente, il Davalo si era fortificato, avendo fatto costruire innanzi delle sue navi una barriera di legni, e avendo anche gettati dei ponti al lido, affine di essere soccorso dalla città. Purnondimeno i Veneziani essendo assai numerosi, ruppero la barriera, ed attaccarono la zuffa. Molte furono le scaramucce sanguinose fra i Veneziani, e i nostri sostenute dalle milizie, che seco avea condotte il vicerè, nè lasciò l’artiglieria di Siracusa di tuonare contro i nemici, e grande fu la mortalità dall’una, e dall’altra parte. Quantunque le forze dei Veneziani fossero superiori, giacchè la loro flotta fra navi, e galee era di ventun legno, nondimeno non potè giammai riuscir loro d’impossessarsi delle due navi reali. Si era avuta l’avvertenza, come abbiamo osservato, di tenerle come legate al [73] lido per mezzo dei ponti, ed erano sempre soccorse da truppe fresche, che somministrava la città, nè fu perciò possibile di distaccarle.
Irritati i Veneziani della costante resistenza che trovarono nelle due reali navi, nè più sperando d’impadronirsene, malgrado la superiorità delle loro forze, non potendo altrimenti vincerle, pensarono di disfarsene col fuoco, e fatta avvicinare una barca incendiaria (245) questa le bruciò, senza che, dice il Fazio (246), vi fosse stato modo di salvarle.
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