Quetati i tumulti di Palermo, e spediti gli ambasciadori della città per ottenere dal re il perdono, per comando dello stesso sovrano il vicerè Lupo Ximenes de Urrea convocò in Palermo l’anno 1451 il generale parlamento nella sala del vecchio palagio detto lo Steri. Il preciso giorno, e mese, in cui fu tenuta questa adunanza, non si sa, ma si sa bene che gl’inviati spediti dagli ordini dello stato, per fare ad Alfonso l’offerta del donativo, e supplicarlo di molte grazie a favore del regno, ottennero da questo principe le medesime agli 8 di aprile dello stesso anno, e per conseguenza questo congresso dovette tenersi o in gennaro, o in febbraro, o al più in marzo 1451. Espose nell’apertura del parlamento il vicerè (263), che il re per le ingenti spese fatte per la conservazione dei suoi regni era stato costretto ad impegnare, vendere, o alienare i beni del [76] regio demanio, e che pensando ora di ricuperare ciò di cui avea spogliato il regio erario, bramava a questo effetto di essere colla solita affezione, e liberalità soccorso dai suoi fedeli vassalli di Sicilia. Considerata la dimanda ragionevole fatta a nome di S.M., volendo i tre ordini del regno addimostrare alla medesima la premura che aveano di compiacerlo; assegnarono al medesimo il donativo di cento cinquanta mila fiorini da pagarsi al regio tesoriere fra lo spazio di anni otto d’indizione in indizione, e destinarono gli ambasciadori a nome del parlamento, per fargli in Napoli codesta offerta, e per richiedergli alcune grazie in vantaggio del regno (264). Nel detto parlamento fu anche offerto il donativo di cinquemila fiorini al vicerè introdottosi nell’antecedente.
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