Il dispaccio viceregio, che trovasi nell’uffizio del protonotaro (276), è sottoscritto in Palermo ai 15 di maggio 1452, e la ragione che assegna il vicerè, per cui viene mosso a fare questa scelta, è appunto perchè era costretto a passare alla corte per affari che riguardavano il servizio del re. Forse Alfonso avea bisogno dei di lui consigli per la guerra che dovea intraprendere contro i Fiorentini, che malgrado le insinuazioni che egli avea fatto loro fare dai suoi ambasciadori, perchè si separassero della lega col conte Francesco Sforza duca di Milano, divenuto oramai troppo potente in Italia, persistevano costantemente ad aiutarlo colle loro forze (277). Il nostro vicerè era del pari uomo di politica, che di guerra; e perciò non è fuori di proposito, che avesse voluto il re consultarlo, acciò riuscisse questa spedizione; molto più che avea destinato per capo della medesima il principe Ferdinando suo figliuolo naturale, e gli premea che ne uscisse con reputazione.
Ritornò in Sicilia il de Urrea nello stesso anno 1452, checchè ne abbiano scritto l’Amico (278), e l’Auria (279), che lo fanno ritornato l’anno seguente. La dimostrazione n’è evidente giacchè abbiamo la prammatica reale confermante la bolla di Niccolò V intorno ai censi sottoscritta da esso in Palermo ai 13 o ai 23, come leggesi nell’esemplare della cancellaria, di dicembre dell’anno suddetto 1452. Erano le usure nel regno di Sicilia montate all’eccesso: ciò che apportava ingenti danni agli abitanti, che aveano bisogno di danaro.
| |
Palermo Alfonso Fiorentini Francesco Sforza Milano Italia Ferdinando Sicilia Urrea Amico Auria Niccolò V Palermo Sicilia
|