Non si fe’ in questo parlamento alcun regalo al vicerè; forse la povertà, in cui era il regno, non lo soffriva.
Furono dagli ordini dello stato eletti due ambasciadori, che recassero al real soglio codesta offerta, e dimandassero al re alcune grazie in vantaggio del regno. Il paroco Francesco Serio nelle note della raccolta dei parlamenti (297) scrisse, che gli ambasciadori destinati in questa occasione furono il padre Giuliano Majali, e Federico Abatelli. Lo stesso leggesi nei capitoli del regno (298). Noi nondimeno abbiamo un documento dell’archivio del ven. Monistero di S. Martino, in cui dicesi, che il compagno del Majali fu il vescovo di Girgenti, che era allora F. Domenico Xarth monaco Cisterciense (299). Contiene questo una lettera (300) scritta dai prelati, ed ecclesiastici del regno di Sicilia al padre [82] Giuliano Majali, in cui lo pregano a far presente al re le scarsezze, in cui il regno, ed eglino particolarmente si trovavano, per le quali non erano in grado di offerire un più abbondante donativo. A conciliare questa contradizione non può altro dirsi, se non che l’elezione fu fatta nella persona del vescovo di Girgenti, e che non avendo questi potuto andare alla corte o per malattia, o per altra ragione, sia stato in di lui vece eletto Federico Abatelli.
Gradì il re Alfonso l’offerta fatta dal parlamento, e dalle due città di Palermo, e di Messina, per cui veniva compiuto l’armamento, che egli avea ricercato delle sei galee; e per riguardo alle grazie dimandate dai parlamentarî, che furono molte, trattene tre che non credette di dovere accordare, tutte le altre volentieri concesse, comunque ad alcune abbia apposte le necessarie limitazioni.
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