La prima, e la seconda delle grazie [85] richieste dal parlamento tenuto in Castrogiovanni riguardavano il principe di Viano primogenito del re. Dimandavano i parlamentarî in primo luogo, che il re Giovanni ricevesse questo suo figliuolo nell’antica grazia, e che lo riguardasse in avvenire colla benevolenza con cui prima l’avea caro. Rappresentarono in secondo luogo (312), che siccome diviene florido un regno colla presenza del proprio sovrano, o di qualche suo figliuolo che lo rappresenti, per la di cui opera resta equilibrata la giustizia, ed impedita ogni cagione che possa apportare la diminuzione, e il crollo dello stato, perciò desideravano i parlamentarî che S.M. in persona venisse per lo meno a visitare la Sicilia per dar riparo agl’inconvenienti nati in essa isola per la lontananza del proprio sovrano; e che intanto che ei si risolvesse a venire, costituisse per suo vicario e luogotenente generale con plenipotenza il di lui figliuolo primogenito Carlo principe di Viano (313), senza permettere che altri in questo frattempo amministrasse il regno colla carica di vicerè (314). Richiesero inoltre che il re stabilisse per legge (315) che in avvenire i vicerè di Sicilia dovessero essere i figliuoli primogeniti dei sovrani, essendo cosa vantaggiosa ed utile al regno che coloro, che un giorno doveano esser assunti al regio soglio siciliano, conoscessero i loro sudditi, e fossero a portata di sapere le loro leggi, e consuetudini.
Le premurose istanze fatte dai Siciliani a favore del principe di Viano, che abbiamo finora appalesate, furono forse la cagione per cui l’esito dell’ambasceria mandata dal parlamento (316) non riuscì molto felice.
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