La prima occupazione del conte di Adernò, e dei suoi compagni fu quella di riparare alla carestia, che tribolava la Sicilia. La determinazione, che abbiamo accennata, fatta dal vicerè de Moncayo a favore dei Messinesi fu creduta dal sacro consiglio irregolare, e fu revocata immediatamente. Questo contrario ordine costernò la città di Messina, o che in effetto non fosse vero, come si era spacciato dai Naresi, e dai Licatesi, che coloro che erano incaricati dell’annona di quella città, avessero provveduta una maggior quantità di grano di quello che le bisognava, o che costoro nella sicurezza, in cui erano di avere i frumenti a Naro, e alla Licata, li avessero altrove trafficati; il fatto è che accadde veramente la carestìa in quella città. I senatori messinesi perciò fecero le loro dimostranze al sacro consiglio sotto i 27 di dicembre dell’anno 1462 (329), rappresentandogli che la città per la sospensione delle tratte di Naro, e della Licata non avea modo di sussistere; e perciò pregavano che si dasse aiuto agli afflitti abitanti, protestandosi che eglino non erano mallevadori, se suscitavasi qualche tumulto, o se i cittadini nelle angustie, nelle quali si trovavano, uscissero in corso come pirati, rubando tutti i frumenti che incontravano, e facendo così valere i primitivi diritti, che ha ognuno alla propria sussistenza. Sebbene noi non abbiamo monumenti, che ci additino le provvidenze date dal governo, nondimeno dal non trovare alcuno scrittore che ci accenni, che i Messinesi avessero eseguito quanto minacciavano i senatori, salvo un piccolo tumulto, che or ora racconteremo, abbiamo ragione da sospettare, che si sia dato riparo alle necessità di Messina, o rivocando l’ordine emanato a favore di Naro, e della Licata, o facendola provvedere di grani da Catania, che ne era abbondante.
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