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      Nuove ripruove diede il vicerè Lupo Ximenes de Urrea della sua venerazione verso la santa sede nello stesso anno, quando lo stato pontifizio trovossi in una gran penuria di bestiame, nè potea trarne dalla Sicilia per il divieto sotto la multa di once cento fattone l’anno antecedente. Trovandosi in queste angustie Paolo II spedì al vicerè Luca de Amodeis suo nunzio, acciò il pregasse, stante la carestìa in cui era Roma, e le città della chiesa, di permettere l’estrazione di tre mila animali da macello. Aderì volentieri questo cavaliere alle premure del pontefice, e non solamente accordò la richiesta estrazione, ma ordinò insieme, che il nunzio pontifizio fosse agevolato nella compra, e liberato da qualunque dazio solito pagarsi nell’estrazione degli animali bovini; e siccome ostava il dispaccio che lo proibiva, e la pena pecuniaria imposta ai trasgressori, perciò egli dispensò per questa volta i venditori dalla multa, che avrebbono incorso, trasgredendo l’ordine viceregio. Accordò inoltre con un altro dispaccio allo stesso nunzio de Amodeis la facoltà di estrarre quindici frai cavalli, e mule per servizio della santa sede franche e libere da ogni dogana. Questi due dispacci, che sono ambidue dei 25 di maggio 1467 sono dati nella città di Morreale, dove era allora il vicerè (367).
      Le guerre intestine della Spagna andavano sempre di male in peggio; i rubelli Catalani aveano chiamato in loro ajuto Giovanni di Angiò, il quale per la vecchia nimistà che passava fra la sua, e la famiglia di Aragona, volentieri andò a sostenere il partito de’ rivoltati.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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