Ci mancano le memorie delle dimostrazioni fatte nelle altre città della Sicilia, ma ci sono restate quelle della capitale scritte da Pietro Ranzano (377), da cui apprendiamo, ch’era pretore della medesima Pietro Speciale, il quale ordinò sei giorni di feste, in cui si fecero delle cavalcate, delle illuminazioni, ed altri segni di gioja. Perchè si conosca quali fossero a quella età le maniere di celebrare, diremo in accorcio: che le principali case erano nelle esteriori mura adornate di drappi; le vie della città erano sparse di verdi frondi, e di alberi recisi con quei frutti, che permettea la stagione; sulle muraglie della città erano collocate a quando a quando delle botti, che la sera s’incendiavano, ad oggetto di accrescere la illuminazione; i balconi de’ palagi erano ornati di torchj di cera; ed oltre la solenne cavalcata della nobiltà, che in un numero di 1400 passeggiò con torcieri accesi per le principali strade, quattrocento giovani vestiti nobilmente giravano per la città ballando, e cantando. Si veda l’accennata descrizione del Ranzano. Ma queste allegrezze nel dì primo di dicembre dello stesso anno, ch’era il sesto de’ giorni festivi, fu funestato da un oragano suscitatosi nel Porto, che fracassò ventitrè grosse navi, che vi stavano ancorate, e fe perire una gran quantità di marinari.
Oltre le sollevazioni accadute nella Catalogna, noi opiniamo che in Sardegna ancora vi fossero stati de’ movimenti, e che il vicerè Lupo Ximenes de Urrea sia stato incaricato di portarsi in quella Isola per frenare i sollevati.
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