Fu egli uomo valorosissimo nelle azioni militari, e gran politico nel maneggio dei grandi affari; fu amato, e riputato moltissimo non solo dal re di Aragona, e dal di lui figliuolo il re Ferdinando, ma dalle altre potenze europee ancora, come uno sperimentato ministro nell’arte difficilissima di reggere i popoli.
CAPO XVII.
Giovanni Tommaso di Moncada conte di Adernò maestro giustiziere, e presidente del regno. Guglielmo Pujades, e Guglielmo Peralta vicerè.
Più volte nell’antecedente capo si è fatta menzione di Giovanni Tommaso di Moncada che il vicerè Lupo Ximenes de Urrea avea disegnato per presidente del regno, quando dovea partire per la Sardegna. Siccome però questa partenza per i varî intoppi, che si frapposero, non mai ebbe effetto, il Moncada restò in possesso dell’onorevole dispaccio, nè esercitò, vivendo l’Urrea, la carica addossatagli. Morto però in Catania il detto vicerè, o in forza dell’antecedente dispaccio, o per nuova commissione datagli prima che questi finisse di vivere, che noi non sappiamo, (giacchè nell’officina del protonotaro non ci è riuscito di trovarne il monumento, che i cronologi abate Amico, ed Auria ci accennano), o perchè secondo le leggi del regno, quando muore il vicerè, nè disegna il successore, resta il maestro giustiziere col sacro consiglio al governo [106] del regno, egli è certo, che resse interinamente la Sicilia, e per pochi giorni questo cavaliere. Era egli catanese, ed oltre la dignità di maestro giustiziere, ebbe quella di governatore delle armi nella sua patria, e nella città di Agosta, mentre il regno era minacciato dalla invasione dei Turchi.
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