Dalla qual carta ne caviamo, che il parlamento fu differito al seguente mese di marzo.
Ella però è cosa certissima, che nel suddetto parlamento fu tra le altre cose stabilito, che lo stesso vicerè conte di Prades andasse di persona in Sardegna, ed egli vi si dispose immantinente. Nell’uffizio del protonotaro (452) noi abbiamo l’atto di elezione di presidente del regno, che il detto vicerè di Cardona fa in persona di Giovanni Tommaso di Moncada conte di Adernò, e maestro giustiziere sotto li 9 di aprile 1478, e in esso atto vi si dice espressamente, che essendosi nel parlamento poco prima tenuto in Palermo stabilito, che il vicerè conte di Prades si portasse in Sardegna per sedare i tumulti ivi insorti, lascia egli per presidente del regno il mentovato conte di Adernò (453). Non divennero nonostante i parlamentarî a contentarsi che il vicerè partisse, che a grandissimo stento. Rappresentarono eglino al conte di Prades, che era cosa pericolosa il lasciare il regno di Sicilia sprovisto di truppe, mentre una flotta del Turco d’intorno a mille vele era marciata verso la Vallona, e a Larta nell’Albanìa per conquistare quei castelli, che erano non molto lontani dalla nostra isola. Essendo dunque questa isola assai più rispettabile che non era la Sardegna, minacciata dalle mani ottomanne, non parea ragionevole il metterla a rischio di essere invasa dai Turchi, per domare un rubello, che inquietava la Sardegna. Ma il Cardona, che credea di trarre degli allori da questa impresa, fu costante nella risoluzione di andarvi, sempre sul pretesto, che così ricercava il servigio del sovrano.
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