Ma il vicerè di Sardegna, martellato dal vedersi un rivale, che volea rapirgli la gloria di aver conquiso l’Orestano, fu di contrario parere, dichiarando che questo nemico del re cercava il congresso per prender tempo, e isfuggire la tempesta, che così davvicino gli sovrastava. Il conte di Prades temendo, se l’affare non riusciva in vantaggio della corona di Aragona, che non potesse esserne egli incolpato, non si ostinò nella sua opinione, e ricusò di abboccarsi coll’Orestano. Avvedendosi poi delle gelosie del Carroz, e persuaso per altro che i sovrani non aveano che temere in Sardegna da questo rubello ora mai ridotto alla necessità di sottomettersi, pensò di sagrificare la gloria, che avrebbe potuto acquistare in questa guerra, e lasciando la flotta, e le truppe agli ordini di quel vicerè (456), se ne partì a’ 3 di maggio, e ritornò in Sicilia per accudire alla nostra difesa (457).
Era la nostra Isola malamente guernita, avvegnacchè oltre di essere priva di soldatesche, che si erano spedite nella maggior parte in Sardegna, le stesse piazze trovavansi in cattivo stato, e bisognava molto denaro per renderle capaci di una valida difesa. Conobbe il conte Prades la necessità in cui era il regno, e trovandosi l’Erario regio esausto, non trovò altro mezzo per occorrere a queste stremità, che quello d’imporre una grossa contribuzione del dieci per cento a tutte le rendite, per cui era necessario, che si convocasse un parlamento straordinario. Chiamò adunque in Polizzi gli ordini dello stato, avvisandoli con una circolare data in Trapani a’ 29 di giugno dello stesso anno 1478, che il servigio del re, e il benefizio universale del regno ricercavano che si radunassero in Polizzi per i 25 del seguente mese di luglio (458).
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