Nella circolare suddetta, perchè i parlamentarî non temessero che nel parlamento [111] dovesse trattarsi di qualche altro sussidio ricercato dalla corte, previene il vicerè i loro animi, che in esso non si tratterrà punto di donativo, e che solo l’oggetto di quella convocazione era il bene del regno. Fece egli antecedentemente al tempo dell’assemblea parlamentaria le sue pratiche per tutta la valle di Mazzara, e trovò gli abitanti disposti a secondare le sue mire. Infatti la città di Palermo anticipò le risoluzioni, e con un atto degli 8 di luglio dello stesso anno, precedente la convocazione solita del consiglio nella casa del Senato, stabilì che dal primo di settembre XII. Indizione si dovessero pagare due tarini per ogni salma di frumento, e un tarino per ogni botte di vino; dichiarando, che questo denaro non dovesse impiegarsi in altro uso, che per riparare le fortezze del regno, e della capitale (459). Le stesse diligenze fece egli nella città di Catania, e forse per attirare quei cittadini ai suoi disegni, sapendo la loro pretensione, di cui si è parlato nel capo antecedente, cioè che i parlamenti si celebrassero nella loro città, si determinò di trasportare questa assemblea ivi; come si fa manifesto dall’ordine dato al regio portiere Antonio di Paola, acciò girasse per le città, e terre del regno, intimando, che il parlamento era trasferito in Catania, e per i 20 di agosto (460).
Non era il conte di Prades certo del buon esito di questo parlamento; sapea egli benissimo, che i Messinesi si sarebbono opposti alla contribuzione della decima sopra tutti i proventi; e per indurveli pensò prima di portarsi in Catania, di andare a Messina.
| |
Mazzara Palermo Senato Catania Antonio Paola Catania Prades Messinesi Catania Messina
|