Il parlar schietto dello Staiti, ed il disinteresse che egli mostrava, nonostante che Messina fosse libera da questa contribuzione, fe’ grandissima impressione sul cuore degli altri parlamentarî, i quali si unirono al di lui parere, trattine gli ambasciadori palermitani, e i pochi seguaci del vicerè. Ma in Palermo stesso, fattasi maggiore riflessione su di questo affare, e conosciutesi le difficoltà, che nascevano alla giornata, la nobiltà, e il popolo di accordo elessero quattro altri ambasciadori, i quali arrivati a Catania annullarono quanto fatto aveano i loro antecessori, [113] e unitisi ai Messinesi si opposero al proposto dazio. Il conte di Prades vedendo che il partito contrario in vece di scemare andava augumentandosi, prese la risoluzione di sospendere per allora la conchiusione del parlamento (465). Noi abbiamo la circolare da esso sottoscritta in Catania ai 23 di settembre 1478 con cui trasferisce il parlamento in Palermo, e vi chiama gli ordini dello stato per i 25 del seguente ottobre (466). Non essendoci nei regî archivii verun altro atto intorno a questo parlamento, nè facendone alcun motto i nostri storici, e nemmeno i Messinesi, è assai verisimile che non sene sieno continuate in Palermo le sessioni, e che sia restato così irresoluto questo affare.
Morì finalmente ai 19 di gennaro 1479 il vecchio re Giovanni nell’età di 82 anni non ancor compiuti, lasciando erede dei vasti suoi stati il re Ferdinando II, eccetto la Navarra, di cui fu erede la principessa Eleonora figliuola della regina Bianca sua prima moglie.
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