Avea inoltre saputo che già molte fuste di Turchi aveano fatte delle incursioni in Malta, e al Gozzo, dove aveano posto l’assedio, e resi schiavi molti abitanti, e che altre fuste de’ medesimi erano andate alla Pantellerìa, dove faceano ogni sforzo per ridurla cogli abitanti in servitù. Ebbe ancora l’avviso, che si sospettava una lega fra l’imperadore di Costantinopoli, e il re di Tunisi, nel qual caso la Sicilia, se non era difesa, sarebbe certamente divenuta la preda dei Musulmani. Essendo le cose in così cattivo stato, stimò il Centelles di convocare il sacro consiglio per dare con esso le necessarie provvidenze per la sicurezza del regno. Fu col parere de’ ministri risoluto di armare colla possibile sollecitudine non meno in Palermo, che in Messina, in Siracusa, e nelle altre città marittime, tutte le navi, galee, fuste, ed altre barche, che fossero ne’ loro porti, e di mandarle in soccorso delle isole assalite. Si stabilì ancora di sollecitare tutti i capitani, e capi di squadra, affinchè colla loro gente di armi accorressero dove il bisogno li chiamava, per guarentire il regno dalle temute invasioni. Perchè però era d’uopo di dare un capo a questa tumultuaria armata marittima, e terrestre, fu eletto coll’avviso de’ consiglieri per capitano generale della medesima Francesco de Patellis, o Abatellis maestro Portolano (520) con piena autorità di disporre ogni cosa a suo modo, affinchè fossero soccorse le isole suddette, cui fu diretto il dispaccio viceregio di sopra accennato, col quale era eletto a questo onorifico posto.
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