Se la sorte fa, che il vero a traverso di tanti impedimenti penetri ne’ loro palagi, e si presenti a’ loro occhi, allora sgannati dallo errore, in cui erano, puniscono i delinquenti, e danno sollievo agl’innocenti. Questo però accade assai di rado, ed è da riputarsi come un fortunato accidente, che siesi discoperta da Ferdinando l’iniquità del de Spes, e la ragionevolezza de’ lamenti de’ Siciliani. Non ostante adunque ch’egli l’avesse creato per vicerè perpetuo, lo privò di questa carica, e conoscendo i di lui troppo patenti delitti, lo confinò in una oscura prigione (522) in Cordova, da cui non fu liberato, che in capo a due anni.
Volendo dunque provvedere di un vicerè il regno di Sicilia, scelse Ferdinando de Acugna; e siccome conobbe che la perpetuità delle cariche è sempre nociva, perciò lo elesse per soli tre anni, stabilendo così per legge che dovessero i vicerè essere cambiati in ogni triennio. La elezione di questo nuovo vicerè fu fatta a Valladolid a’ 6 di ottobre 1488 (523). Non arrivò egli in Palermo, che nel seguente anno 1489 a’ 28 di febbraro. Venne da Trapani sopra una galeazza veneziana, e fe’ lo stesso giorno la pubblica entrata a cavallo in mezzo del maestro giustiziere, e di Federico Diana pretore della città di Palermo. Condusse seco il suo consultore, che fu Gaspare de Ribaldes, come costa da una cronaca Mss. (524).
La scelta di questo vicerè rallegrò assaissimo i Siciliani, che non solamente erano stati liberati dalle mani dell’avidissimo conte di Sclafani, ma venivano governati da un uomo probo, e di grandissima esperienza nella difficile arte di reggere i popoli, e di cui avea il re Ferdinando una grandissima stima (525). Il tempo dimostrò come questa elezione fosse stata a proposito, essendo egli stato, come si dirà, incaricato di affari assai scabrosi, che portò a fine con molta destrezza.
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