Era già molto tempo, che questi utili trafficanti erano molestati nei regni di Spagna. L’ordine di dovere abitare in luoghi separati nelle città, e terre, dove fissato aveano la loro dimora, le persecuzioni del tribunale poco prima introdotto del S. Uffizio, di cui era capo il mentovato frate Domenicano, e la loro espulsione dall’Andalusia furono i forieri della disgrazia, che loro sovrastava. Dunque a’ 31 di marzo 1492 fu sottoscritta dal re Ferdinando la sentenza fatale, colla quale dentro lo spazio di tre mesi, e quaranta giorni di poi, si dava lo sfratto a tutti gli Ebrei, che dimorassero negli stati di S. M. Aragonese, sotto la pena di morte, e della confiscazione de’ loro beni, se prontamente non ubbidivano (532), vietandosi loro di estrarre dal regno oro, argento, o monete, e permettendosi solamente, che potessero permutare i loro beni o in mercanzie non vietate, o in cambî. A questo editto del Re fu unito un decreto terribile del S. Uffizio, con cui fu ordinato, che trascorso il termine stabilito dal re, ed altri nove giorni, niun cristiano potesse sotto gravi pene commerciare cogli Ebrei, e somministrare loro viveri per sussistere.
Noi, tacendo ciò, che accadde ne’ regni di Spagna (533), diremo, che l’espulsione di questi sventurati accadde in Sicilia assai più [125] tardi (534). Essendo le lettere arrivate assai dopo, il termine loro prescritto a partire non cominciò a correre, che a’ 18 di giugno 1492. L’ottimo vicerè Ferdinando de Acugna, considerando l’abborrimento naturale, che aveano i Siciliani per la nazione Ebrea, e riflettendo, se promulgava il bando, che i Giudei sarebbero divenuti il zimbello di tutti, e sarebbero stati da per tutto insultati, pensò saggiamente di metterli prima sotto la protezione del governo; e perciò a’ 28 di maggio con dispaccio viceregio sottoscritto in Messina accordò a’ medesimi la salvaguardia così per le loro persone, che per i loro beni: ordinando, che per tutte le città, e terre del regno si promulgasse questo suo dispaccio dal pubblico banditore, acciò niuno potesse allegare ignoranza (535); e volendo che sopra le loro sinagoghe, e case si ergessero le armi del re di Aragona.
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