Per quanto saggie ed umane fossero le provvidenze date dal vicerč d’Acugna, per le quali restavano illesi i diritti de’ creditori, e i beni degli Ebrei, restarono gli uni, e gli altri delusi per un nuovo ordine venuto dalla corte di Aragona. Si pretese, non si sa con qual titolo, che gli Ebrei, anzi che partissero, dovessero pagare alla regia corte in capitale, e al quattro per cento tutte le gravezze, alle quali si erano soggettati dimorando nel regno. Fu perciň il detto vicerč costretto a promulgare due dispacci, l’uno diretto a tutti i regî ministri incaricati degli affari degli Ebrei, con cui ordina che restino sequestrati tutti i beni mobili, e stabili, mercatanzie, crediti, oro, argento, gioje, e tutto altro, che appartenesse a’ Giudei a nome della regia corte (541), proibendo che alcun creditore potesse esser pagato, nč che alcuno Ebreo potesse estrar nulla, nonostante qualsivoglia permissione dinanzi ottenuta; e l’altro indirizzato a’ proti, e majorenti, ordinando che pagassero alla ragione del quattro per cento il capitale de’ diritti, che la regia corte esigea sopra di loro (542). Questi amari bocconi, che dovettero inghiottire quei meschini, furono indorati con una larga esibizione, che non sarebbono punto soggetti a questi ordini, quando si fossero convertiti, ed avessero ricevuto il battesimo; dichiarandosi che allora sarebbono stati riputati come cittadini (543). Noi non la finiremmo mai, [127] se ci piacesse di addurre tutti i dispacci emanati in questa occasione.
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