Le virtù, di cui fu l’Acugna adornato, e la di lui gran bravura nell’arte militare indussero il re Ferdinando il cattolico a dispensare ben due volte alla legge, che avea stabilita l’anno 1491, che i vicerè non potessero durare nel governo, che soli tre anni. In Sicilia si pianse per questa perdita, e ne accrebbe il dolore la considerazione ancora, che fosse stato dalle invide parche rapito in un’età così fresca (556).
CAPO XXI.
Giovanni Tommaso Moncada maestro giustiziero, Giovanni la Nuça vicerè, Giovanni Paternò arcivescovo di Palermo presidente del regno.
Sebbene la lapide sepolcrale rapportata dal P. abate d’Amico, e che noi nello antecedente capo abbiamo riferito, porti la morte dell’Acugna agli 11 di dicembre: obiit XI Decembris, noi nondimeno abbiamo prescelta l’opinione dell’Auria, che lo dice morto a’ 2 dello stesso mese, e crediamo, che sia stato o errore dello scalpellino, o dello stampatore, il quale in vece di II. abbia posto XI. errore facile a commettersi, e in cui nelle iscrizioni spessamente osserviamo che siano caduti o i marmorarî, o gli amanuensi. Ci siamo mossi a pensar così dall’osservare, che Giovanni Tommaso Moncada maestro giustiziere comincia a dispacciare a’ 3 di dicembre 1494 (557) ciò, che non potea fare, se non dopo la morte del vicerè Ferdinando de Acugna.
Non troviamo nei nostri regî archivî verun dispaccio che accenni l’elezione del mentovato di Moncada per presidente del regno dopo la morte del riferito vicerè; e perciò abbiamo motivo di sospettare, o che siesi disperso, o che l’Acugna fosse morto [130] inaspettatamente, senza che abbia potuto dichiarare chi dovesse governare il regno, fino che il re Ferdinando avesse eletto il suo successore.
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