Fu fatto adunque il ligio omaggio a questo principe nelle mani del vicerè, il quale giurò ancora la conservazione dei privilegi del regno. Michele poco sopravisse, essendo morto a’ 20 di luglio 1500, per cui, non avendo avuto altri figli Elisabetta, ed essendo premorta al padre, divenne l’erede la secondogenita Giovanna, per la quale passò la monarchia nella casa d’Austria. Nell’altro parlamento fu dimandato un sussidio per la difesa del regno, e furono da’ parlamentarj accordati ducento mila fiorini in tre anni, da spendersi ad arbitrio del sovrano, ed ebbe il vicerè i soliti cinque mila fiorini di regalo.
Conquistatosi da Ludovico XII il ducato di Milano, Federico re di Napoli si sentiva già piombare addosso le armi francesi, e perciò ricorse all’augusto Massimiliano, cui esibì quaranta mila docati, e inoltre quindici mila ogni mese, se veniva alla difesa del regno di Napoli. Quantunque ne avesse riportate delle grandiose promesse, ne fu da quel principe tradito, il quale senza contare sulla parola data, e sul denaro, che ricevuto avea, si pacificò col re di Francia. In questo stato di cose dovè Federico ricorrere a Ferdinando il Cattolico, di cui per altro diffidava, e per la pace fatta poco prima con Ludovico, e per le vecchie pretensioni, che la corte di Aragona credea di avere sul regno di Napoli; ma ne’ casi estremi bisogna, che colui che sta naufragando, si appigli a quella tavola che trova. Ferdinando colla consueta sua simulazione, in cui era singolare, accettò di difendere il regno di Napoli, e spedì subito con truppe il gran capitano, che venne in Sicilia, e sbarcò in Messina (581).
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