Finalmente voleasi che si facesse capire a quel re che facendo la dovuta giustizia ordinando la restituzione del danaro, e la libertà degli schiavi, avrebbe reso un particolar servizio al sovrano della Sicilia, che avrebbe così riscosso il danaro dovuto dai mercadanti al suo regio erario.
Si fermò per due anni e più Polidoro Morana in Tunisi inutilmente; per quanto egli si fosse adoperato non potè mai ottenere da quel principe moro la restituzione del danaro dovuto ai mercadanti genovesi, nè sappiamo se almeno gli fosse riuscito di far liberare dalla catena coloro che trovavansi imprigionati.
Il vicerè adunque Giovanni la Nuça conoscendo vani i suoi sforzi, e considerando perdute le spese che s’erano fatte per mantenere in Tunisi questo ambasciatore, sotto li 10 luglio dell’anno 1505 scrisse una lettera a quel re dolendosi, che malgrado le sue premure non si era nello spazio di due anni e mesi fatta giustizia al suo ambasciatore; e pregandolo, giacchè lo affare andava così, a rimandarglielo, o coi denari, o senza; essendo sua volontà che non più differisca il Morana il suo ritorno in Sicilia.
Intanto morì a’ 26 di novembre 1504 la regina Elisabetta moglie di Ferdinando il Cattolico. Era questa principessa l’erede del regno di Castiglia, che riputavasi il più vasto, e il più opulento, che avesse fin allora amministrato il detto re Cattolico; e per conseguenza per diritto di successione appartenendo alla di lei primogenita Giovanna, e a Filippo Arciduca marito di essa, ne dovea restar privo il re di Aragona.
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