La guerra fra il re Ferdinando, e l’arciduca Filippo, comunque minacciata, non ebbe mai principio. Questi due principi si temeano vicendevolmente, e forse non aveano animo di battersi; giacchè la vittoria da qualunque parte fosse accaduta, era sempre per essere dannosa al vincitore non meno, che al vinto. Si trattennero perciò in mutui complimenti, promettendo l’arciduca di voler dipendere nell’amministrazione della Castiglia da Ferdinando, e di dividerne con esso le rendite, e mostrandosi questi contento che il genero colla figliuola venissero in quel regno, purchè oltre l’offerta fattagli si contentasse, che ei potesse continuare a chiamarsi re di Castiglia. Restò però deluso l’astuto Ferdinando, quando all’arrivo dell’arciduca si vide abbandonato da’ principali signori di quel regno, e costretto a dimetterne l’amministrazione, a contentarsi di una pensione di venticinque mila scudi all’anno, e a partirsi dalla Castiglia con promessa di non più ritornarvi (604).
Abbandonata la Castiglia andossene egli nel suo regno di Aragona, e dato tosto sesto ai suoi affari si determinò di venire in Italia per visitare il regno di Napoli nuovamente acquistato (605).
Venuto adunque il re Ferdinando nel mese di Agosto 1506 in Barcellona, si dispose alla partenza, e a’ 4 del seguente settembre sciolse le vele, e prese la via d’Italia (606). Sbarcò in Genova, dove fu onorevolmente ricevuto da quel comune, e di là passò a Porto Fino per aspettarvi il buon vento per veleggiare verso Napoli (607). Ivi gli arrivò la notizia della morte del genero in Burgos per una febbre pestilenziale, da cui fu attaccato, che in tre giorni lo trasse a morte nella fresca età di 25 anni.
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